Nel corso degli ultimi anni l’espressione “Interruzione della Supply Chain” è diventata di uso comune. La catena di fornitura, infatti, sta attraversando un momento di particolare criticità, a causa di fattori di natura diversa. Fattori che, grazie a una loro sempre più frequente combinazione, stanno portando alla luce segnali di vulnerabilità della stessa.
Quando parliamo di interruzione della Supply Chain facciamo riferimento a tutte quelle situazioni in cui la fornitura e la gestione della Supply Chain sono messe a repentaglio da cause che non sono intrinseche nel business di un’azienda. Si parla, a tal proposito, di rischi nella Supply Chain. Queste cause sono da ricercarsi all’esterno delle attività caratteristiche di un’impresa. Alcuni esempi: pandemie, calamità naturali, situazioni di conflitto a livello globale e problematiche di tipo ambientale.
Occorre mettere in atto strategie di Supply Chain Management che vadano a prevenire i rischi, al fine di non incorrere in danni di carattere finanziario, operativo e strategico. Si parla, a tal proposito, di Supply Chain resiliente, la quale privilegia azioni di tipo preventivo.
Interruzione Supply Chain per calamità naturali: come agire
La catena di fornitura è minata da fenomeni, sempre più frequenti, legati alla natura e al cambiamento climatico in atto. Nel mondo della Supply Chain si registrano danni al comparto produttivo, alle infrastrutture e alla pianificazione logistica, con particolare influenza sul mondo dei trasporti.
Alcuni casi eclatanti e recenti, a livello globale, che hanno portato a un’interruzione della Supply Chain sono:
- la grande siccità che ha colpito la regione del Canale di Panama e che ha comportato un rallentamento significativo del traffico marittimo;
- l’uragano Florence negli States, il quale ha comportato ingenti danni ai principali snodi logistici, quali porti, ferrovie e strade. Danni che hanno fatto registrare ritardi nelle consegne dei materiali.
Gli impatti delle calamità naturali sulla catena di fornitura si manifestano attraverso un aumento non trascurabile dei Lead Time. Si tratta dei cosiddetti tempi di attraversamento tra l’inizio e la fine di un processo produttivo. Aumenti dovuti, appunto, al fatto che le aziende vengono messe nelle condizioni di non riuscire a produrre e a consegnare il prodotto finale ai propri clienti.
A loro volta, le imprese sono costrette a incrementare le proprie scorte, andando a intervenire non solo su quelle di sicurezza, ma anche sulle cosiddette “scorte di ciclo”, ossia quelle che permettono, al loro aumentare, di ottenere maggiori benefici in termini economici, in fase di acquisto con il fornitore. Questa dinamica si traduce in un aumento considerevole del capitale immobilizzato e nel relativo aumento dei valori del magazzino.
Strategie di Supply Chain Management che si possono adottare
Al fine di mitigare i rischi nella Supply Chain derivanti dalle calamità naturali, le aziende stanno sempre più adottando le seguenti strategie di Supply Chain Management:
- diversificare le rotte di trasporto e il proprio parco fornitori, mediante l’utilizzo di processi di analisi rigorosi che vadano ad individuare le migliori soluzioni in termini qualitativi e finanziari, attraverso l’introduzione di metodologie efficaci di scouting fornitori e analisi di mercato;
- monitorare la rotazione e il consumo di materie prime, semilavorati, consumabili e prodotti finiti per intercettare eventuali azioni, quali smaltimento, recupero o rivendita. Obiettivi: abbattere i costi del capitale immobilizzato e fronteggiare i significativi aumenti del valore dei propri magazzini;
- revisionare i parametri logistici e le politiche di riordino, al fine di ottimizzare il mix di prodotti presenti in giacenza.
Le cause legate alle dinamiche politiche: come agire
Dal nearshoring al friend-shoring, approfondiamo il loro significato.
Le dinamiche politiche, l’instabilità geopolitica e i conflitti commerciali rappresentano variabili fondamentali in grado di esercitare un impatto significativo sulla regolarità e la dinamica degli scambi globali.
Dal nearshoring
Le conseguenze a lungo termine legate ai conflitti armati in atto hanno, senza dubbio, contribuito all’interruzione della Supply Chain. Le sanzioni economiche implementate durante il corso dei conflitti hanno generato effetti immediati su scala globale, provocando un’interferenza che ha colpito una vasta gamma di merci (alcuni esempi: grano, petrolio, nichel e palladio) e causando un aumento generale dei prezzi.
Ciò ha stimolato l’adozione del nearshoring da parte delle imprese, una pratica che implica il posizionamento della produzione in prossimità del cliente. Le aziende operanti nel settore dei beni di consumo e della vendita al dettaglio stanno progressivamente diversificando e rilocalizzando le loro Supply Chain.
Al Friend-shoring
Nel 2024 le elezioni politiche che si svolgeranno nella maggior parte dei paesi industrializzati potrebbero influenzare il panorama politico e i mercati internazionali.
Il loro esito, infatti, è una variabile aleatoria e le conseguenze possono avere un impatto significativo sui bilanci commerciali mondiali. In passato, tale incertezza ha determinato il fallimento di fornitori di materie prime, obbligando le aziende a cercare nuovi partner di fornitura, correndo, però, il rischio di una riduzione della qualità delle merci spedite.
Numerose organizzazioni stanno dunque investendo attivamente nella pratica del friend-shoring, focalizzando la Supply Chain su paesi considerati alleati politici ed economici. Il concetto sottostante tale strategia di mitigazione del rischio si riconduce all’attività di diminuire la probabilità di investire le risorse per finalità di natura, appunto, geo-politica, costruendo rapporti di collaborazione esclusivamente con clienti e/o fornitori di paesi considerati friends.
È doveroso sottolineare come questa pratica divida l’opinione pubblica. Se da un lato è evidente il beneficio di potenziali sinergie tra paesi, dall’altro è concreto il rischio di aumentare il divario soprattutto verso i paesi in via di sviluppo.
Volendo individuare un comune denominatore, per fronteggiare le dinamiche politiche che minano all’integrità della catena di fornitura occorre mettere in campo strategie di diversificazione della propria rete produttiva, senza rinunciare alle necessarie prerogative di qualità.
Anche in questo caso si rivela, quindi, fondamentale un processo di indagine per la nomina di nuovi potenziali partner, mediante un insieme di procedure che permettano di minimizzare i costi di ricerca. Procedure che, allo stesso tempo, garantiscano l’individuazione di soluzioni efficaci ed efficienti, temporanee e, perché no, definitive.
Interruzioni per crisi sanitarie: come agire
La recente pandemia Covid-19 ha, senza ombra di dubbio, avuto un effetto di interruzione sulle Supply Chain di tutto il mondo. In particolare, sono stati messi in discussione, nella loro totalità, i rapporti commerciali in vigore tra Cina e il resto del mondo.
Le cause impattanti sulla catena di fornitura legate al tema delle crisi sanitarie non si discostano particolarmente da quelle già citate. Si fa riferimento ai ritardi di fornitura, ai lead time di approvvigionamento più lunghi, etc.
Tuttavia, per quanto riguarda le strategie implementate dalle aziende, è doveroso far riferimento ad azioni volte a rivalutare il comparto produttivo a livello locale.
Le imprese hanno, inoltre, concentrato le loro energie nello sviluppo del proprio know-how, al fine di internalizzare processi produttivi che prima della pandemia erano affidati a terze parti e che, nella maggior parte dei casi, risiedevano dall’altra parte del globo.
Il verificarsi di un evento di dimensioni così significative ha, poi, stimolato il management di molte aziende ad approcciare in maniera strutturata e organica le tematiche del Risk Management. Il Risk Management è un processo aziendale volto all’individuazione e allo studio dei principali rischi nella Supply Chain (endogeni ed esogeni). Rischi che possono colpire le maestranze aziendali. Non solo, è un processo volto anche alla determinazione di action plan da mettere in atto al verificarsi di particolari situazioni di rischio. La costruzione di un contingency plan è sempre più frequente. Si tratta di un documento formale che racchiude tutte le strategie per prevenire i rischi o mitigarli. Un documento che diventa, a tutti gli effetti, patrimonio operativo dell’azienda.
Supply Chain resiliente: le azioni da privilegiare
Giungendo alle conclusioni, in un mondo sempre più caratterizzato da un livello elevato di entropia, generata non solo da fattori che si sviluppano all’interno della gestione caratteristica dell’azienda, ma anche da fattori esogeni ad essa, è necessario organizzare la propria Supply Chain in modo tale che essa possa essere il più resiliente possibile.
Ciò significa privilegiare azioni di tipo preventivo, rispetto ad azioni di tipo reattivo. Si pensi alla tematica della diversificazione del parco fornitori. È molto frequente riscontrare casistiche in cui si intraprendono attività correttive, una volta che si è manifestato il problema.
È invece buona prassi:
- manutenere continuamente il proprio parco fornitori mediante processi di scouting che permettano di identificare i cosiddetti “fornitori backup”, da attivare in caso di necessità o da integrare in maniera organica;
- adottare una strategia di decision making accurata, sulle tematiche inerenti al make or buy. Una forte dipendenza dall’esterno può rivelarsi critica nei casi in cui si verifichino le cause analizzate precedentemente. Un attento studio sulla fattibilità di internalizzare processi aziendali attualmente affidati a terzi (supportato da dati solidi e da business case) potrebbe ridurre il rischio di incorrere in interruzioni di fornitura;
- valutare correttamente i parametri logistici assegnati ai codici gestiti nell’attività quotidiana (scorte di sicurezza, scorte di ciclo, lead time di protezione, etc.). Una corretta valutazione è fondamentale per fronteggiare situazioni di incertezza di fornitura. Si pensi che tali parametri necessitano di manutenzione continua e non vanno in alcun modo considerati come entità statiche ed intoccabili.
In conclusione, una particolare attenzione va data alla tecnologia, che ha raggiunto livelli di maturità molto elevati per ciò che riguarda la Supply Chain. La tecnologia può rappresentare un valido alleato nel fronteggiare le continue situazioni di incertezza generate, supportando e facilitando i processi di ricerca, analisi e decision making sopra elencati. Si parla di portali di gestione fornitori, gestionali di magazzino e strumenti informatici di intelligenza artificiale applicati alla pianificazione logistica.
Makeitalia: il tuo alleato per una Supply Chain resiliente
Supply Chain e catene di fornitura: come abbiamo visto, oggi un tema che dovrebbe essere all’attenzione di tutti, per prevenire situazioni di incertezza e agire in anticipo. Un tema che caratterizza il panorama attuale.
In un contesto contrassegnato da fattori di diversa natura, diventa fondamentale creare catene di fornitura affidabili e gestirle in modo efficiente, prevenendo i rischi. E’ in questo ambito che Makeitalia è esperta, da oltre 15 anni.
Il nostro obiettivo è, da sempre, quello di supportare i nostri clienti in questi aspetti fondamentali per un’azienda.
Se vuoi saperne di più, scrivici attraverso la pagina Contatti. Saremo lieti di presentarti i nostri progetti in ambito Supply Chain.